Dopo Scandicci

Continuare a parlare di calcio, di Arezzo, di giocatori, dirigenti ecc. senza scadere nell’invettiva per me come tifoso è molto difficile, spero di riuscirci ma la delusione patita ieri è troppo dura da digerire. Anche a Scandicci nell’ennesima partita (fallita) da dentro o fuori sono emersi tutti i limiti tecnici, caratteriali e di gestione che questa squadra e la società si portano dietro da inizio stagione.
Una gara che doveva servire da spartiacque per le nostre ambizioni si è giocata al risparmio, speculando su quella cosa che appariva in partenza come la più difficile da realizzare. Andare in vantaggio. Eppure dopo pochi minuti dalla ripartenza della partita siamo riusciti a segnare, non appena gli avversari sono stati in grado di pareggiare, pigiando un minimo sul gas siamo tornati in vantaggio. Anche dopo il secondo pareggio ci siamo ributtati avanti rischiando di vincere, ma nel mezzo di tutti questi fatti la gestione della partita è stata deficitaria, è bastato un avversario che ha messo in campo le uniche armi che aveva, cioè la grinta  e la corsa, per tenerci lì, al limite della nostra area di rigore, a tratti incapaci di ripartire nella nostra azione sbagliando e perdendo una infinità di palloni e dando sempre l’impressione di giocare con quella spocchia di chi non vuole faticare più di tanto, perchè in ogni momento saremmo stati in grado di  segnare. E il tutto sotto gli occhi di un silente mister Sussi, incapace pure lui di dare la sveglia ai ragazzi, di cambiare qualcosa e avallando di fatto quel modo di giocare.
Pensare di rimettere in piedi questa stagione, che voglio ricordare a tutti aveva un UNICO obiettivo, vincere il campionato, mi pare stia diventando una utopia. Gli appelli al sostegno, le promesse di vittorie in serie, sono ormai il triste refrain che chi veste la maglia amaranto e chi guida questa società ci sta rifilando da due anni. Pensare di fare calcio navigando a vista, cambiando continuamente interpreti, ma non mutando l’approccio a questo mondo difficile che è il calcio, è un inutile spreco di energie e un bagno economico sproporzionato. Pensare che il solo spendere sia il sinonimo di risultato sportivo è un errore imperdonabile. Senza programmazione, senza dotarsi di una struttura dirigenziale e tecnica all’altezza non riusciremo mai a venire fuori da questo pantano che è la Serie D. Pensare che il 20 gennaio, dopo tutto quanto è stato investito dalla proprietà, il nostro campionato, perlomeno per la vittoria finale, è molto probabilmente chiuso, dà l’idea di quanto possa essere grande il fallimento, questo sì è l’unico obiettivo veramente raggiunto e devo dire che come conduzione societaria ci siete abituati ma non pare vi preoccupi più di tanto.

di Vecchia Guardia