Storia di una settimana nera
È cominciata lunedì 2 e finita sabato 7 settembre la prima settimana di un mese che sembra proprio intonata con la maglia indossata nelle ultime due trasferte dalla squadra amaranto. Una metamorfosi quasi inspiegabile, di una squadra che ha dominato in Coppa Italia per impappinarsi nelle prime giornate di campionato. Già la prima di campionato, contro il Campobasso, aveva mostrato quanto, in campionato, sembrava essere complicato segnare un gol (ci riuscì Iori, un po’ per bravura, tanto per l’aiutino del portiere!), lo hanno ribadito le due trasferte: 6 gol subiti, uno realizzato, peraltro su rigore, 0 punti in due partite, una posizione che, da vertice, si è trasformata in soglia dei play out, con 13 squadre davanti e 6 dietro.
Troise, al termine della partita, ha parlato di “mancanza di determinazione, di cattiveria agonistica lasciate a casa”; la domanda è: chi deve infondere nei giocatori queste convinzioni? Chi deve spiegare loro cosa fare in mezzo al campo, chi deve insegnare certi meccanismi? Non siamo ancora al crocevia, è ovvio e scontato, tante sono ancora le partite da giocare, ma con questo tipo di gioco, con questa confusione tattica, con questa “tenerezza e mollezza sulle gambe” non si va tanto lontano.
Qualcuno mi spieghi, lo spieghi a tutti i tifosi che come me sono esterrefatti da questo “stravolgimento” di comportamento e di risultati così contrastanti tra campionato e Coppa Italia! Vero, sono due cose completamente diverse, ma se nel primo turno contro la Vis Pesaro e nel secondo turno contro l’Ascoli siamo andati comunque sotto ed abbiamo rimontato e vinto, possibile che la Vis Pesaro sia cambiata tanto da “schiacciarci come vermi” appena venti giorni dopo in campionato? E non mi dite che l’Ascoli non ha giocato in Coppa come in campionato, perché da noi dimostrò di essere una signora squadra.
Ritroviamo subito la necessaria lucidità, in ogni componente: dal Direttore Tecnico, all’allenatore, alla squadra tutta: un sano esame di coscienza, capire che vestire la maglia amaranto è un onore, e perciò va onorata impegnandosi al massimo e non limitandosi alle “scuse del dopogara”. C’è troppo nervosismo, in campo e in panchina: nulla è ancora perduto e tanto si può fare per migliorare, a cominciare nel dare ad ognuno il proprio ruolo; se qualche giocatore non è ancora al meglio (vedi Mawuli, l’ombra del giocatore della scorsa stagione), diamogli il tempo di ritrovarsi; se qualche ruolo è scoperto (lato destro basso!) troviamo chi può ricoprirlo, senza arrangiarsi: possibile che tra gli svincolati non ci sia un terzino destro che faccia al caso nostro? Reagire subito, reagire la meglio! Il tempo passa e domani potrebbe già essere tardi!
Non è il caso, ancora, di lanciare inutili allarmismi, ma alzare l’asticella della massima attenzione, per evitare di abbassare quella dell’obiettivo finale, questo si, questo bisogna farlo.
di Patrizio Blonda