La Storia siamo Noi – ROMANO MICELLI

Foto frame da Arezzo Channel Youtube

L’incontro con Romano Micelli è stato veramente piacevole perchè mi sono trovato di fronte un uomo di calcio che ha visto il mondo del pallone da tutte le sfaccettature e che ora sta allenando il settore giovanile di una squadra della provincia di Arezzo. Si è presentato con la tuta sociale, borsa da calcio ed una forma fisica invidiabile, tenuto conto che il prossimo anno soffierà 80 candeline.

“Ho girato mezzo mondo con il calcio, ma il mio primo pensiero va ad un ragazzotto argentino che ho allenato per alcuni anni e che mi pareva promettesse bene…..peccato avesse solo un piede!!”. Per noi amanti del calcio l’immagine che regala Micelli è quella del Dies de siempre, Diego Armando Maradona, che lui ha potuto vedere tutti i giorni, quando era collaboratore di Ottavio Bianchi a Napoli ai tempi d’oro.

“Sono arrivato ad Arezzo in serie B nell’estate del 1969 nello scambio con Monticolo che andò al Napoli ed avevo già 29 anni. L’impatto con la città e la tifoseria fu subito positivo anche perchè trovai un ambiente con un entusiasmo genuino, un gruppo di ragazzi forte ed un mister, Tognon, grande persona (Micelli alza gli occhi al cielo e sospira: “chissà perchè i più buoni se ne vanno prima) che conosceva il calcio e sapeva gestire con attenzione la squadra. Il presidente Golia era un personaggio importante, un signore”.

“Ho cominciato come ala destra all’inizio della carriera, poi a Catanzaro il mister di allora mi dette la maglia n. 3 e mi mise come terzino sinistro, tanto che ad Arezzo venni acquistato per coprire quel ruolo”.

“Durante il ritiro di Pieve Santo Stefano, arrivai con un piccolo stiramento alla coscia in via di guarigione; dovetti dirlo a mister Tognon il quale, da grande uomo quale era, mi disse di non forzare ed alla prima partitella di allenamento mi mise fare il libero, ed in un attimo venne fatta la difesa di quell’anno: io libero, Vergani a sx, Vezzoso a dx e Tonani ( Micelli alza nuovamente gli occhi al cielo) davanti a me”.

“Il primo anno ho avuto Tognon, che era un mister molto classico, mentre Ballacci era un tipo più sanguigno. Adesso sono quasi tutti i giorni con Nardin (collaborano insieme nel settore giovanile), mi ritorna in mente Pinella Rossi (e guarda ancora il cielo), ma mi sono trovato bene con tutti.”

“Lasciai Arezzo nel 1971 perchè a 31 anni un giocatore era già “vecchio” e cominciai a pensare al futuro, tanto che ho chiuso la carriera vicino a casa, nel Lignano Sabbiadoro, in quarta serie. Poi, dopo aver fatto alcune valutazioni personali, io e mia moglie decidemmo di tornare ad Arezzo e da oltre 40 anni abitiamo qui.”

“Il calcio lo conosco bene e mi sento di dire che il calcio dei nostri tempi non era più lento, tenuto conto di quello che hanno oggi e di quello che non avevamo noi. Così come sull’aspetto tecnico avrei molti dubbi sul calcio attuale, rispetto al nostro calcio.”

“ Rispetto ai nostri tempi, è cambiato il mondo e, soprattutto, sono cambiate le basi educative. Il settore giovanile lo intendo per prima cosa come una scuola di educazione e, poi, come una scuola di calcio. Cerco di insegnare ai miei ragazzi i valori ed i principi della vita, in modo che li possano riportare anche sul quel rettangolo verde”.

“Seguo l’Arezzo quando possibile (quasi sempre), tanto che la società ha dato una tessera a noi ex giocatori amaranto e ci ritroviamo nel nostro settore dedicato. Non mi permetto di giudicare l’Arezzo di oggi, perchè non sono negli spogliatoi, però posso dire che per fare una grande squadra, ci vuole una grande società ed una grande base sulla quale costruire tutto il futuro”

“Devo dire che il più bel ricordo legato ad Arezzo, oltre agli aspetti calcistici, è che ci sia nato mio figlio Massimiliano nella Clinica di Poggio del Sole”. E certamente la nostra città e la nostra gente sono rimaste nel cuore di Micelli, visto che una volta tornato in Friuli, ha poi deciso di piantare radici nella nostra Arezzo.

Ci salutiamo scambiandoci un reciproco in bocca al lupo per la partita della sera (ProVercelli – Arezzo) e mi ricorda “a Vercelli ci ho giocato anche io……nel 1960!!”

Quando si sentono le parole di personaggi di tale levatura, rimangono impresse alcune cose ben definite. L’animo e la passione per questo sport sono sempre le stesse, anche se ha tenuto a precisare, da uomo di principi e di valori, che senza basi educative forti nel calcio, come nella vita, non si ottiene nulla e sono questi i valori che lui trasmette ai suoi ragazzi, ancor prima degli aspetti tecnici e tattici.

Grazie Mister, ne faremo tesoro!!

A cura di Ferrero