La Storia siamo Noi – MIRKO BARBAGLI

Mirko Barbagli insieme ad Andrea Ferretti (Alessandria – stagione 2012/2013) | canale YT Alessandria Calcio

Non è facile per un aretino, tifoso dell’Arezzo fin da bambino riuscire a giocare nella squadra della sua città e, soltanto pochi possono dire di aver raggiunto un così grande risultato, ma soprattutto di averlo fatto in uno dei momenti più importanti della storia Amaranto. Mirko Barbagli, aretino di Via Romana, ha vissuto da protagonista con la maglia dell’Arezzo l’ultima promozione in B e tre anni in cadetteria.

Il tuo rapporto da tifoso con l’Arezzo?

“Mi sono avvicinato seriamente all’Arezzo nel periodo del post-fallimento ed il primo Arezzo a cui mi sono veramente appassionato è stato quello del gruppo di Cosmi e della cavalcata dalla D alla C1. Andavo spessissimo allo stadio e sempre rigorosamente in maratona. Ricordo l’unità e la voglia di lottare delle squadre di Serse e subito mi vengono alla mente Bifini e Pilleddu. Poi da tifoso-giocatore la gioia più grande fu la promozione in B; alla fine della partita contro il Varese mi ritrovai in lacrime in mezzo al campo ad abbracciarmi con Alessio, un mio amico che viveva nella mia stessa strada. Fu indescrivibile”.

Quando hai cominciato a giocare nell’Arezzo?

“Sono cresciuto nel San Domenico e poi ho fatto quasi sette anni nelle giovanili della Fiorentina, dopo ho giocato nella primavera amaranto e nell’estate del 2002 Beruatto mi portò in ritiro, inizialmente per fare numero, e poi mi aggregarono in pianta stabile in prima squadra in quella annata (2002-2003) che per me fu importantissima perchè potevo giocare nella squadra della mia città, ma la stagione sportiva fu disastrosa visto che arrivammo ultimi e vennero cambiati 4 allenatori”

Quale era il tuo rapporto con i tifosi?

“Durante i miei 5 anni in prima squadra, il rapporto con i tifosi è stato bello ed intenso. Ricordo ancora con grande emozione quando, nella stagione 2004-2005, Pasquale Marino, che fino ad allora non mi vedeva per niente, mi fece esordire da titolare in B a Venezia (vittoria 2 a 1 il 6 gennaio 2005) ed i tifosi presenti mi dedicarono un coro per l’occasione. Fu una gioia fantastica, anche perchè da lì in poi giocai sempre con una certa regolarità prima di infortunarmi gravemente. Una volta lasciata Arezzo, il rapporto con i tifosi si è un po’ incrinato, soprattutto dopo il mio trasferimento a Perugia, ma conservo sempre nel cuore la grande emozione di Venezia e l’enorme calore dei tifosi amaranto.”

Le tue stagioni più importanti vissute ad Arezzo?

Una stagione eccezionale fu chiaramente quella della promozione in B, nella quale giocavo, soprattutto in trasferta, – Somma prediligeva schierare me esterno sx basso con Pasqual più avanzato – ma l’annata per me più importante fu quella del secondo anno di B (2005-2006) perchè ho giocato in pianta stabile, con continuità e, soprattutto, non ho avuto infortuni, che nella mia carriera mi hanno perseguitato. Il gruppo era splendido, la tifoseria era straripante e tutto girava alla grande. Chi ha avuto la fortuna di vivere quella stagione, non può che averne un ricordo indelebile.

Allenatore con cui ha più legato

“Ho avuto la fortuna di essere allenato da mister eccezionali che hanno fatto la storia dell’Arezzo e non solo. Il primo, però, che devo citare è Paolo Beruatto che mi ha fatto esordire in prima squadra a 20 anni e che era una persona eccezionale, che mi consigliava sempre nel migliore dei modi. Poi non posso non pensare a Somma che ha dato tantissimo al gruppo sia da un punto di vista caratteriale e sia come preparazione tecnico-tattico, che era straordinaria, aveva dei metodi di allenamento fuori dal comune e avrei scommesso per lui una carriera scintillante; probabilmente era troppo avanti e non è riuscito ad esprimere tutto il suo immenso talento. Così come Gustinetti, che mi ha fatto sempre giocare anche, perchè, ripeto, quell’anno stavo bene fisicamente. E poi Sarri e Conte. Ma devo ringraziare anche Marino e gli altri, perchè tutti mi hanno dato qualcosa ed io ho cercato di farne tesoro.

Ecco, come erano Sarri e Conte?

Conte a livello caratteriale è un martello incessante; riesce a far rendere tutti i giocatori, oltre le proprie potenzialità. Di lui mi ricordo che ad inizio anno facemmo un’amichevole con la Fiorentina ed io avevo giocato un primo tempo leggermente sotto tono; rientrati negli spogliatoi si fece sentire alla sua maniera ed ancora mi ricordo bene la lezione. É un soggetto che sa far scattare nei giocatori la molla giusta e ti fa alzare il livello, per non farti accontentare mai.

Sarri lo conosco meglio avendolo avuto a Perugia ed Alessandria. Aveva l’abitudine il giorno prima della partita di descrivere la squadra avversaria nei minimi dettagli, giocatore per giocatore. La sera prima di Juve-Arezzo (finita 2 a 2) pensavamo che non avrebbe descritto anche questi campioni conclamati ed invece – fece scendere anche Goretti che aveva la febbre a 39 – e si mise a descrivere i vari Buffon, Trezeguet, Del Piero, Nedved; questo fa capire le qualità immense dell’allenatore, la cura dei dettagli e le enormi capacità.”

Compagno di squadra con cui hai più legato?

“Ho avuto compagni splendidi, ho fatto parte di grandi gruppi e sono rimasto in contatto con molti, ma sono legatissimo a Gianni Passiglia, siamo testimoni reciproci di nozze e ci frequentiamo tuttora.”

Partita a cui sei più legato?

“Sono legato particolarmente a due partite. Quella con il Lumezzane con le emozioni che ci sono state, con i tifosi che hanno fatto di tutto per farla disputare (c’erano più di 3000 aretini), in campo, ti assicuro, che non si vedeva niente; è stata una delle mie preferite. E quella a Torino conto il Toro (stagione 2005-2006) nella quale abbiamo vinto 2 a 1, abbiamo dato un chiaro segnale al campionato e, personalmente, rimane la più bella partita disputata in maglia amaranto dal sottoscritto.

Hai avuto la possibilità di andare in serie A?

“All’epoca ci furono contatti con la Lazio e con il Torino; in particolar modo l’allenatore del Toro, De Biasi, mi parlò dopo la partita, ma non se ne fece di nulla. Ci fu anche un contatto con il Chievo nella stagione 2006-2007, che mi avrebbe dovuto acquistare e lasciare concludere l’annata ad Arezzo, ma non venne portata a termine.”

Perchè lasciasti Arezzo?

“Nel 2007 avevo il contratto in scadenza e verso marzo/aprile ci fu anche una trattativa per il rinnovo perchè volevo continuare ad Arezzo, ma la società fece scelte diverse e, pertanto, mi dovetti guardare intorno ed andai a Grosseto. Sarei rimasto molto volentieri dopo la retrocessione, ma ci fu la volontà contraria del Presidente. Avessi potuto scegliere da solo, da aretino e da tifoso amaranto, avrei iniziato la carriera ad Arezzo e l’avrei finita all’Arezzo!!”

Come vedi l’Arezzo attuale?

“Seguo l’Arezzo come tifoso, anche se non vado allo stadio perchè ancora la domenica gioco -in Promozione a Cortona -. ma quando posso seguo sempre le partite in televisione, leggo le cronache nei giornali. Innanzitutto sono contento perchè siamo guidati da un ottimo allenatore, mio ex compagno di squadra e già si percepiva che avrebbe potuto fare il mister; è preparato, conosce l’ambiente e la squadra attualmente lo sta seguendo sempre con maggiore intensità ed attenzione. Poi dobbiamo avere pazienza perchè ci sono molti giocatori nuovi rispetto allo scorso anno e tanti di loro sono giovani. Inoltre, conosco benissimo Cutolo, avendoci giocato ad Arezzo e Perugia, giocatore sopraffino e ragazzo splendido, e so bene che è ancora in grado di fare la differenza e regalare grandi soddisfazioni alla nostra squadra”.

Lo lascio andare ad allenarsi con i bambini, perchè oltre a giocare – adesso a 37 anni fa il centrale di difesa – si è dedicato da anni a seguire le giovani promesse del Cortona – Camucia, per scoprire, chissà mai, un nuovo Mirko Barbagli.

a cura di David Bondi alias Ferrero