Arezzo vs Como: quando il pareggio è il minore dei mali

L’attesa della partita è di quelle particolari: leggi, ti informi, ascolti, commenti, mentre ti prende un attimo di “preoccupazione”, senza capire perché, ben altri sono i problemi che hanno caratterizzato questi ultimi giorni, e sono tutti problemi ben più seri di una partita di calcio.

Ti rilassi un attimo, per godere della premiazione, più che giustificata, riservata al Capitano Cutolo, per il traguardo delle 100 maglie amaranto, indossate nel corso della carriera: un premio ed un riconoscimento meritati: Cutolo si aggiunge così agli altri due “centenari” presenti, Luciani e Foglia, con i quali si divide, evidentemente, il compito di insegnare ai più giovani compagni come “SI AMA” la maglia amaranto.

Leggi le formazioni delle due squadre, e già trovi delle novità che aumentano, se così si può dire, le tue “angosce sportive”, mentre speri che il sostituto di Gori possa scrollarsi di dosso, finalmente, le proprie “perplessità”, legate allo scarso impiego fin qui ottenuto; Mesina sostituisce il centravanti titolare, indisponibile, e speri davvero che questa possa diventare la “sua” partita, e finalmente dimostrare perché è arrivato ad Arezzo.

Ma la partita è tutta un’altra cosa: ti aspetti un Arezzo deciso, e lo vedi impacciato, ti aspetti un Como remissivo, e lo vedi pimpante: prende il comando delle operazioni, forse pensando – non a tutti i torti – che l’attacco è la miglior difesa, e cerca di sorprendere gli amaranto; supremazia sterile, che non crea grosse preoccupazioni, ma timidi timori, soprattutto, almeno sembra, su chi osserva. Il primo sussulto, a scanso equivoci, è però dell’Arezzo, quando, ancora sulla 0 a 0, Tassi si inventa da una trentina di metri, un tiro terra terra che Facchin (a mio modo di vedere sarà il migliore in campo in assoluto), il portiere avversario, devia in calcio d’angolo. Allora pensi che sia l’inizio di una supremazia, come la squadra di casa, invece no, il ragno lombardo continua a tessere la propria tela, tanto sa che prima o poi, qualcuno dietro si addormenterà! Ed ecco la puntura velenosa della “vedova nera”! Colpisce, all’improvviso, quando meno te lo aspetti: un pallone innocuo, diventa un’occasione ghiotta: Peli (quelli che i giocatori amaranto evidentemente non hanno sullo stomaco, che determinano sempre la mancanza di “cattiveria agonistica”), rimette al centro: ci sono ben 4 difensori in area amaranto: Luciani, Ceccarelli, Baldan e Foglia, un po’ defilato sul lato opposto, mentre Corrado cerca di opporsi: indisturbato, colpisce di testa Gabrielloni che batte Pissardo! Como in vantaggio, a conferma dei cattivi pensieri pre partita. Ci sono già stati momenti di “insoddisfazione” – a livello personale, parlo – sia per il gioco amaranto espresso (mi chiedo se sono ancora scesi in campo!), sia per il metro di giudizio arbitrale, soprattutto per l’ammonizione di Luciani – diffidato – ed anche per la mancata ammonizione per un fallo subito da Caso che è la fotocopia di quello che è costato il giallo al nostro “centenario”! No, così non si fa caro Kamasutra!!! A no, scusate, era Kumara! L’Arbitro sembra aver preso di mira proprio Caso e Mesina: il nostro centravanti, sceso in campo con le migliori intenzioni, ma chiaramente “quasi non considerato” (!!) svaria per tutto il fronte, e non disdegna qualche rientro a sostegno dei compagni arretrati, ma evidentemente non riesce a farsi notare, e spesso sbaglia. Su Caso, invece, sembra che l’arbitro intraveda il classico furbetto che cade al primo soffio: ed infatti ignora un primo fallo – al limite dell’area, ma netto -, facendo continuare il gioco, poi lo ammonisce (!!!) per un fallo non commesso e una simulazione che non esisteva: semplicemente Caso aveva superato il primo avversario, il secondo e stava per tirare, quando è scivolato colpendo, involontariamente, il difensore comasco: non c’era il fallo, ma nemmeno la simulazione!!! La perla più importante, però, la fa in occasione del rigore concesso, ancora per fallo su Caso: il difensore comasco atterra il giocatore amaranto ormai solo davanti a Facchin: poteva – e doveva – essere “chiara occasione da gol” con conseguente cartellino rosso; Cutolo, come al solito, si presenta sul dischetto, quando il tempo regolamentare del primo tempo è praticamente terminato, ma sotto la curva Sud calcia il rigore in maniera angolata ma lenta: tiro bruttino, intuito e deviato in angolo da Facchin! Si va all’intervallo con il Como in vantaggio!

Inizio da brivido della ripresa, non perché il Como dimostra di essere padrone del campo, ma perché, appena all’inizio, si infortuna Cutolo, da solo, e sembra una cosa seria: la partita è iniziata al crepuscolo, il tramonto è stato imminente, la notte sembra scendere sul Città di Arezzo; la partita va avanti, tra mille perdite di tempo (preso in giro dai comaschi, continuamente, il direttore di gara, che minaccia ammonizioni, ma che tiene i cartellini gialli solo per gli amaranto, e che anzi trova il modo di discutere con Di Donato, perdendo altro tempo!), sostituzioni, sussulti, e palla che rimbalza, inevitabilmente, da una parte all’altra del campo; solo rabbia e, forse, disperazione! Poi come in un flipper, Gioè, subentrato a Cutolo, spizza un pallone che in area arriva a Caso, piccoletto, che però di testa si inventa un pallonetto che Facchin – sempre lui – respinge, a un metro dalla linea: si avventa sul pallone Tassi che spinge con rabbia la palla in rete! E’ la fine di un incubo, ma non la medicina ai nostri mali! Continuiamo a vivacchiare in una posizione che non può essere, non deve essere la nostra; restano irrisolti i problemi in difesa, ma soprattutto, sembrano irrisolvibili!

Ammonito anche Baldan, grosse nubi nere si affacciano all’orizzonte per domenica: assenti sicuri Luciani e Baldan, che saranno squalificati, da quantificare l’infortunio di Cutolo, ancora non so le condizioni di Gori; hanno mostrato “buone intenzioni”  i due nuovi arrivati, Gioè e Pandolfi – sulla punta, chissà perché mi è tornata in mente la canzone di Claudio Cecchetto “Gioca Gioè”!!! – ha deluso ancora Mesina, ma soprattutto saranno evidenti, alcuni errori ormai “incorreggibili” o quasi: è stata onerosa e scarsamente produttiva la campagna estiva, è stata insufficiente la campagna invernale; anche i migliori sbagliano, mi viene da dire; e, forse, l’errore più evidente che balza agli occhi è l’ormai dimostrata “incapacità” del buon Di Donato – non me ne voglia, ma anche ieri alcuni cambi non me li sono spiegati, però è opinione mia! – a gestire uno spogliatoio e una rosa di giocatori che, forse, dovrebbero essere impiegati in ruoli più consoni, o tenuti in maggiore considerazione (ad esempio, perché Piu anziché Picchi?); ragionando in maniera retrograda, se fin dall’inizio avessimo cercato meno punte e più solidità a centrocampo e difesa, o ancora, a gennaio, non avessimo fatto partire Rolando, oggi forse parleremmo d’altro! Ma non è il tempo per i rimpianti – quelli ci saranno a fine stagione – ma solo di porre rimedio ad una situazione imbarazzante: per la società, per i giocatori, per i tifosi! Urgono rimedi, anche se dolorosi!

di Patrizio Blonda