Tommasi (AIC): vanno tutelati gli stipendi più bassi

Damiano Tommasi – Foto profilo Fb

Il Presidente AIC Damiano Tommasi, intervenuto su Rainews24, ha sottolineato che “il limite imposto dalla UEFA, che ha intimato la chiusura di campionati e coppe entro il 3 agosto, è già un segnale importante per capire se ci saranno i tempi per la possibile ripresa. Attualmente più che di una data per ricominciare si continua a rimarcare ‘non prima di’, il che significa che non siamo assolutamente fuori dal problema e c’è ancora troppa incertezza per poter fare programmi”.

Quando si ipotizzano maxi ritiri o tornei da disputare chissà dove sembra più un “puro esercizio dialettico perché oggi è stata dichiarata una pandemia e non ci sono zone che non siano state colpite dal virus. Il tema rimane quello se poter chiudere o meno i campionati, e non lo determiniamo noi calciatori o le istituzioni calcistiche, ma è a valle di un processo decisionale da parte della comunità scientifica e di chi determina la sicurezza sulla salute nel nostro paese. Noi saremmo ben felici di poter tornare in campo, anche in estate naturalmente”.

Sulla questione stipendi Tommasi ha aggiunto che “non è un tema da discutere in consiglio federale ma con le varie Leghe. Con la Lega Pro abbiamo fatto passi avanti, con la Lega di A al momento abbiamo soltanto discusso dello spostamento di alcuni termini fissati in Accordo Collettivo. Ci saranno tempi e modi per trovare delle intese, i calciatori sicuramente faranno la loro parte”.

La nostra preoccupazione è quella di tutelare i redditi più bassi, non solo quelli dei calciatori di Lega Pro, campionato dove il 70% di loro guadagna meno di 50mila euro lordi annui, ma anche dei dilettanti e del calcio femminile. Dobbiamo capire se le risorse che si riescono a risparmiare nel sistema possano servire da copertura per gli stipendi minori. Sono tantissimi ragazzi che oggi non hanno una prospettiva davanti perché non sanno quando e se si tornerà a giocare: il rischio di chiudere anticipatamente è alto e per molti che vivono di calcio è un problema”. 
“La salute prima di tutto” – ha concluso Tommasi. “Non dobbiamo fare ragionamenti lontani dalla realtà. Quando ci saranno le condizioni di massima sicurezza per tutti, non solo per gli atleti, ma anche per chi lavora attorno ad una squadra di calcio, si potrà pensare a riprogrammare l’attività”.

da assocalciatori.it