Giochi di potere in salsa amaranto

La trattativa per la cessione della S.S. Arezzo si è trasformata, ed è sotto gli occhi di tutti, in una sfida basata su rivalità personali che pone quasi in secondo piano il destino della squadra professionistica della città.
Le fazioni in contesa sono Pieroni e la costellazione dei suoi oppositori, arbitro il presidente La Cava, che si trova nella, certo non invidiabile, posizione di decidere il vincitore della disfida.
Una guerra che è fatta di schermaglie, imboscate a mezzo stampa/social/blog e tentativi di accerchiamento a tenaglia con ogni mezzo a disposizione.
Ripercorrendo solo gli avvenimenti delle ultime ore abbiamo assistito al pressing di Massimo Londrosi, portavoce del gruppo legato ad Andrea Stanzione, nei confronti dei giocatori per la riduzione di due mensilità di retribuzione, peraltro lo stesso appello era stato rivolto anche da Orgoglio Amaranto durante l’Assemblea dei soci.
Entrambi questi soggetti hanno infatti dichiarato che l’accordo con i tesserati in tal senso ancora non c’è.
Il vice Presidente, su questo ambito, sembra avere dalla sua parte il gradimento della squadra che, a quanto pare, ha legato l’accordo sulla riduzione degli stipendi alla sua figura. Perché l’intesa a mio avviso c’è, ma è tra i giocatori e Pieroni e nessun altro ed è di quelle senza firma, ma con stretta di mano (che a volte vale molto di più).
Secondo questa visione, la richiesta di un nuovo accordo da parte dei potenziali acquirenti può anche essere interpretata come la proposta alla squadra di cambiare schieramento nella partita della cessione. Personalmente mi convince poco il fatto che due mensilità di dieci giocatori possano essere il discrimine per l’acquisto o meno di una società professionistica di Serie C (molti amici mi dicono che sbaglio).
Insomma siamo di fronte a veri e propri giochi di potere in salsa amaranto, leciti, per carità, ma tutti i soggetti in campo devono tenere bene a mente che la ricerca del bene dell’Arezzo, tanto e forse troppo sbandierata da tutti, ha come condizione imprescindibile quella di mettere da parte le dispute personali.

Infine un appello: Presidente La Cava scelga bene, lei ha in mano il destino non di una s.r.l., ma dell’intera comunità amaranto!

di Bruno Valda