La Storia siamo Noi – ELVIS ABBRUSCATO

Quando torno ad Arezzo, mi sento bene! É una sensazione difficile da spiegare, ma l’atmosfera, la gente, l’aria di Arezzo mi donano tranquillità e mi fanno stare sereno!

Quando e come sei arrivato ad Arezzo?

Ad Arezzo mi ha portato il DS Vittorio Fioretti, che mi aveva avuto con sé a Trieste, insieme ad altri compagni, che lo seguirono in Toscana e mi volle fortemente nella sua nuova avventura amaranto. All’epoca i direttori costruivano le squadre cercando i giocatori giusti e funzionali per un tipo di progetto che avrebbe valorizzato anche il calciatore; Fioretti era un fuoriclasse in questo ed, infatti, costruì un Arezzo fortissimo, proprio creando per prima cosa un gruppo di giocatori che si conoscevano e che sarebbero stati utili per raggiungere l’obiettivo prefissato.

Quale fu l’impatto con la tifoseria e la città?

Il mio primo obiettivo fu conquistare la fiducia di una tifoseria che non mi conosceva – anche perchè ero giovane e non avevo segnato tanto fino ad allora -, ma che si aspettava tanto dalla squadra e, di conseguenza, da me che ne ero il centravanti.

Ma quel 2003 veramente pensavate di fare la C2?

Sapevamo di dover affrontare la serie C2 e che l’Arezzo era stato costruito per vincere il campionato. Infatti, avevo avuto alcuni dubbi iniziali, proprio perchè dovevamo fare la C2 e perchè mi avevano cercato squadre di serie C (Vis Pesaro e Teramo), ma l’insistenza di Fioretti fu tale che mi sciolse ogni dubbio. Poi, in ritiro venimmo a sapere del ripescaggio e ci convincemmo che sarebbe potuto essere l’anno giusto.

Quali sono stati i tuoi compagni preferiti?

Ti devo dire di aver avuto buoni rapporti con tutti, tanto che mi sento con tantissimi compagni che hanno diviso con me quei due anni e mezzo in amaranto; devo dire che il rapporto più solido si è creato con i ragazzi che hanno vinto il campionato di C ed in particolar modo si è creata una splendida amicizia con Paolo Scotti; ma mi sento spesso anche con Matteo Serafini, con cui ho passato una sola stagione, ma meravigliosa.

Che rapporto hai avuto con i tuoi mister (Somma, Marino e Gustinetti)?

Ognuno mi ha dato qualcosa e me lo sono conservato per la mia carriera da allenatore. Da giocatore non cercavo mai di creare un rapporto personale con il mister, ma mi mettevo agli ordini dell’allenatore ed al servizio della squadra; ho, però, avuto un avuto un bel feeling ed una bella empatia con Mario Somma, che tra l’altro mi ha insegnato tantissime cose, e con Elio Gustinetti, mentre il rapporto con Marino è sempre stato a livello professionale.

Ora che fai l’allenatore  ci dai una tua valutazione su Mario Somma.

Mario è stato un rivoluzionario e se avesse tenuto più strette le occasioni che ha avuto, adesso in serie A al posto dei vari Allegri, Sarri, Giampaolo ci sarebbe lui. E se fosse rimasto ad Arezzo dopo la promozione chissà cosa sarebbe successo…….

Che tipo di giocatore era Elvis Abbruscato?

Mi sono sempre sentito un attaccante completo che con il proprio modo di giocare, poteva adeguarsi a vari sistemi di gioco e, quindi, essere sempre utile per la squadra. Anche se devo dire che riuscivo ad eccellere se l’allenatore mi lasciava libero di sfruttare il mio dinamismo ed il mio istinto e faceva in modo che la squadra di adattasse al mio modo di giocare e fosse funzionale a farmi rendere al top. E devo dire che proprio Somma è stato il mister che ha fatto esaltare al massimo le mie potenzialità.

Perchè l’annata 2004/2005 fu così difficile nonostante la squadra fosse forte?

La vera differenza rispetto all’anno precedente è che il gruppo venne creato per affrontare la serie B con giocatori di categoria, ma che non si conoscevano bene come quelli che Fioretti aveva portato ad Arezzo nel 2003. Quindi, il mister dovette fare anche un lavoro di amalgama per creare un gruppo, che, invece, l’anno prima si era creato quasi da solo.

La partita più importante ed il goal a cui sei più affezionato?

Ho fissato nella testa il primo goal in casa con la maglia amaranto davanti ai nostri fantastici tifosi contro lo Spezia (Arezzo-Spezia 3 a 0 del 21/9/2003). Segnai di testa sovrastando Geraldi che mi marcava, andai sotto la curva, alzai la maglia e sotto c’era scritto “LA SUD PORTA BENE” e da lì cominciò la cavalcata meravigliosa. Era un calcio POP, un calcio popolare!!

Perchè andasti via?

Di natura sono un ambizioso ed andare al Torino poteva essere un passo avanti nella mia carriera, ma a distanza di 15 anni posso dire con estrema franchezza che non avrei dovuto ascoltare quella mia ambizione interna, ma rimanere fino alla fine della stagione.

Tu fossi rimasto saremmo andati in A quell’anno, visto che ci mancò soltanto un goal per non fare i playoff?

Fossi rimasto saremmo andati sicuramente ai playoff, dove avremmo fatto sentire la nostra voce. Anche perchè quell’Arezzo è stato uno dei più forti della storia amaranto ed eravamo guidati da un grandissimo mister. Dovessi scrivere un libro sulla mia carriera, un capitolo lo intitolerei “Se in quel gennaio 2006 fossi rimasto ad Arezzo…..”

Sei tornato come mister delle giovanili nel 2016 e poi hai vissuto la Battaglia Totale. Cosa ha rappresentato per Elvis Abbruscato?

Sono tornato nell’agosto 2016 come allenatore della Berretti, chiamato da Gemmi, ed ho potuto riassaporare l’aria di Arezzo ed il calore della gente. Poi la Battaglia totale è stata qualcosa di unico.
Lascio stare l’aspetto umano e personale perchè è stato qualcosa di eccezionale, ma quell’avventura mi ha arricchito tantissimo anche a livello di competenze professionali, in quanto mi ha permesso di lavorare tantissimo per la squadra e per lo staff, anche affidandomi responsabilità importanti.
Poi a livello di emozioni posso paragonare l’impresa di Carrara alla vittoria del campionato di 14 anni prima, perchè è stato qualcosa di imparagonabile. Inoltre, il rapporto con Pavanel è stato splendido anche perchè lo staff si è coeso in modo indissolubile e questo è stato l’esempio per unire la squadra, fatta da uomini eccezionali, e l’ambiente.

Ti è stata offerta la panchina dell’Arezzo dopo Pavanel?

Ci son stati vari colloqui con il Direttore Sportivo, ma poi la società ha fatto altre scelte. Sarebbe stato il coronamento di un sogno per Elvis Abbruscato che avrebbe chiuso il cerchio cominciato nell’agosto 2003.

Avresti pensato che il ciclo di La Cava e di Pieroni sarebbe finito così presto?

Dico soltanto che tutte le volte che non vi è un Presidente sempre presente e con totale e ampia autonomia di decisione, così come lo era Mancini nel mio periodo da giocatore, ho sempre il timore che i cicli possano durare molto poco.

Cosa ha rappresentato per te l’Arezzo?

Quando penso ad Arezzo, penso ad un luogo dove possa riposare la mente ed il corpo, annusando profumi, odori ed un’atmosfera rilassante. Arezzo e gli aretini hanno un posto speciale nel mio cuore.

Segui l’Arezzo e cosa pensi del momento attuale ad Arezzo

Innanzitutto, faccio i complimenti all’attuale proprietà perchè, in un momento così delicato, ha rilevato una società di calcio, facendo investimenti importatissimi e vedendo oltre il presente, programmando il futuro per cercare di portare tranquillità ad Arezzo. Ed in questo anche la scelta del mio amico Christian Salvadori è stata importante, perchè è un uomo di calcio, è un grande tifoso dell’Arezzo e potrà fare molto bene ad Arezzo, anche perchè ci vogliono persone che conoscano questo mondo, sappiano fare calcio bene ed onestamente ed infondano sicurezza all’ambiente.

Cosa fai adesso?

Attualmente sono collaboratore di Franceschini nella nazionale italiana under 18, ma siamo fermi da mesi a causa della pandemia ed il campo comincia a mancarmi tantissimo. Mi tengo sempre aggiornato anche con i corsi da Mental Coach. Anche perchè la figura del mister, soprattutto con i giovani, è diventata molto delicata e per certi versi molto più difficile, tenuto conto che i ragazzi adesso hanno una velocità mentale cui è difficile stare dietro. Noi eravamo calciatori che eseguivano, i giovani giocatori di oggi sono molto più “pensanti”.

Aneddotto

Mi viene in mente una cosa, ma non posso raccontarla!! (ride ndr). Un ricordo che mi fa impazzire è che il Nanni e la Mimma (i coniugi Sarrini, ex magazzinieri) mi invitavano sempre a casa loro a mangiare tante specialità (il coniglio in porchetta su tutte…), mi facevano assaggiare l’olio nuovo, il vino ecc.. Erano persone meravigliose e ci legava questo grande amore per la maglia amaranto!

“Il mio obiettivo è tornare ad Arezzo, da allenatore della prima squadra! Sarebbe il coronamento di un bellissimo sogno!!” E noi ti aspettiamo Grande Elvis! Forza Arezzo!!! 

di David Bondi