Alò che s’arbeve – Trasferta a Terranuova Bracciolini
Terranuova deve la sua origine alla decisione della Repubblica Fiorentina di costruire un nuovo insediamento fortificato in Valdarno, per accogliere le popolazioni dei borghi vicini in unica “terra nuova murata” e per consolidare la propria egemonia in una zona contesa tra guelfi e ghibellini. Terranuova Bracciolini è l’ultima terra murata costruita da Firenze e conserva ancora le antiche mura e le torri della sua fondazione, i cui lavori iniziarono nel 1337 e fu chiamata in origine Castel Santa Maria, per la fervente devozione popolare dell’epoca alla Madonna, e poi l’immagine della Vergine con il bambino fu adottata come stemma della comunità. Belli da vedere sono gli affreschi di questo periodo del ‘300 che sono conservati nella Chiesa di San Biagio ai Mori, con il passare del tempo il paese fu sempre più spesso indicato con il nome Terra Nuova, che finì per essere adottato come nome ufficiale all’inizio del XV secolo. Infine, nel 1832 con un Decreto Regio firmato da Vittorio Emanuele II e da Urbano Rattazzi, al nome Terranuova fu aggiunto “Bracciolini” in onore dell’umanista che era nato qui nel 1380. L’assetto urbanistico originario di Terranuova, ancora oggi ha la forma rettangolare tipica delle “terre nuove” fiorentine e al centro furono subito create le residenze in pietra più ampie e sfarzose, che nel corso del ‘500 divennero palazzi signorili, mentre in quelle più esterne furono erette case più modeste in terra costipata dalla tipica forma a torre.
La Piazza centrale: punto di incontro e di sviluppo dei due percorsi principali era anche il cuore pulsante della città, essa si trovava in posizione perfettamente centrale rispetto ai quattro quadranti in cui fu diviso il paese, ognuno dei quali divenne dimora dei sei popoli che andarono a comporre il primo nucleo di abitanti di Terranuova. La divisione della città fu utile per la sistemazione ordinata dei sei popoli del contado che divennero i primi abitanti di Terranuova: il popolo dei Mori, di Ganghereto, delle Cave, del Pozzo, del Terraio e di Pernina. Queste popolazioni che si trasferirono nel XIV secolo dentro il castello portarono con sé le loro tradizioni popolari e religiose, e ricostruirono all’interno delle mura le chiese dei villaggi che avevano abbandonato. Terranuova nel corso dei secoli ha dato i natali a illustri cittadini della storia d’Italia, tra di essi troviamo artisti e intellettuali del calibro di Poggio Bracciolini; statisti come Concino Concini, Benedetto Ricasoli, Giovanni Bucciarelli Ducci e Fra’ Diamante di Feo, che qui nacque nel 1430 e fu collaboratore del grande Filippo Lippi. La città oggi è immersa in un territorio singolare, risultato di una complessa storia geologica: Tutto il territorio intorno ha grande interesse naturalistico e paesaggistico: dalle colline ricoperte di vigneti e di oliveti, alle pendici montuose ai boschi di querce, ginestre, lecci e castagni. I Tifosi amaranto che vogliono fare una visita al centro storico possono iniziare dalla Chiesa di Ganghereta situata tra via Mazzini e via Fazia, imboccando poi via Mazzini fino all’incrocio con via Concini si trova la Chiesa di Pernina, oggi della Misericordia, via Concini è una delle strade che meglio si sono conservate, proseguendo verso sud, infatti, si trovano il Palazzo Concini dimora della storica famiglia terranovese, l’Ospizio dei Frati della Verna e all’incrocio di via Ricasoli la Chiesa dei Mori. Seguendo sempre via Ricasoli si arriva alla Chiesa del Pozzo a pochi metri dall’Oratorio Benedettino e il suo bellissimo Chiostro situati in via Fazia. Percorrendo nuovamente questa strada fino all’incrocio con via Garibaldi si arriva a Piazza della Repubblica, dove sul lato nord si può vedere l’Arcipretura di Santa Maria Bambina. Tagliando la piazza verso Viale Piave è situata a ridosso della cinta muraria, la nuova sala consiliare ricavata dalla chiesa della Veste Bianca ora sconsacrata e appena fuori dalle mura e la moderna Chiesa di Santa Maria Nova, progettata dal grande Mario Botta. Per concludere, una passeggiata lungo la via principale, via Roma, alla scoperta delle facciate degli antichi palazzi nobiliari come Palazzo Inghirami e tanti altri.
Di grande fascino è anche il panorama delle Balze, che ricordano i più famosi canyon americani, Le Balze del Valdarno di Terranova conosciute anche come Smotte o Calanchi, sono un geotropo caratteristico, alte fino a un centinaio di metri, di forme diversificate, intercalate da profonde gole, sono il risultato dell’erosione dei sedimenti pliocenici lacustri del Valdarno Superiore da parte degli agenti atmosferici e dei corsi d’acqua, perché il Valdarno era anticamente un grande lago, le Balze sono degli strani rilievi di detriti stratificati composti da sabbia, argilla, ciottoli e ghiaia, formati per erosione in seguito al prosciugamento di un lago che ricopriva la zona due milioni di anni fa, Il primo che si accorse della loro particolarità fu proprio Leonardo da Vinci come testimoniano i suoi manoscritti raccolti nel Codice Hammer, già nel ‘500 Leonardo da Vinci le osservò e studiò da vicino restandone notevolmente impressionato tanto da dipingerle in alcune sue opere tra cui sembra anche nella “Gioconda“. Il migliore punto panoramico dal quale ammirare la Cordigliera delle Balze è il piccolo borgo di Piantravigne che è situato sulla sommità di un anfiteatro naturale, in uno scenario veramente suggestivo la vista offre un panorama indimenticabile. Gli intrepidi tifosi amaranto possono partire la mattina dalla Setteponti con la Mountain bike e visitare questi Grand Canyon de noaltri con guglie e pinnacoli e poi scendere giù in via del borro delle cave fino allo stadio comunale Mario Matteini.
Il Tifoso viaggiatore attento e curioso poi si lascerà tentare con calma e con piacere dai sapori della cucina di Terranova basata da sempre su ingredienti semplici ed essenziali. Il vino e l’olio di grandissimo pregio già celebrati nell’antichità, il Fagiolo zolfino che è l’oro di Terranova, un prodotto DOP tipico della terra delle Balze dal colore giallo come lo zolfo, che si caratterizza per la sua buccia finissima e quindi per l’alta digeribilità. Come primi piatti tipici abbiamo i Conchiglioni di burrata col pomodoro e basilico (ravioloni fatti a mano), La Zuppa Regina con gli gnudi, la famosa Pasta coi ceci, col sublime cecio rosa di Reggello, le Pappardelle al sugo d’oca, la Pappa al pomodoro. I Secondi piatti da non perdere sono: l’Arrosto girato (uno degli emblemi tipici ) e poi gli umidi, i Rocchini di sedano, i Funghi gallinacci al sugo, la Nana in umido con i troccoli, l’Ossobuco alla valdarnese, il Peposo valdarnese (spezzatino di muscolo con pepe), la Tarese del Valdarno che è una deliziosa pancetta, il Capocollo alla griglia, la Faraona ripiena con salame e formaggio, il Tacchino arrosto al mattone, il Pollo alla Francesina che sarebbe pollo lesso rifatto e rifritto, i Coccoli con il lardo deliziosi bocconcini fritti con formaggio e prosciutto, l’Insalata di petto di Pollo all’aceto, le Polpettine di quinto quarto, i formaggi pecorini: dai pascoli attorno a Terranuova e soprattutto lungo la fresca Valle dell’Ascione (tra Tasso e Campogialli) arriva un latte che si differenzia per il sapore e la ricchezza di sostanze nutritive ed aromatiche uniche, dal gusto molto saporito e dall’aroma delicato ma corposo. Infine si va ai dolci tipici con la famosa Torta di caprino ai frutti di bosco, la Torta tagliata alla frutta, i biscotti di Dante, i Grissini dolci, il Buccellato del valdarno, le Frittelle con farina di castagne ripiene di ricotta” e i super famosi Cantucci che qui hanno le mandorle molto più grosse, da inzuppare nel vin santo. La Cantina Paterna si trova a Traiana, è una piccola cooperativa agricola nata oltre 30 anni fa dalla passione di un gruppo di vignaioli. Oggi si estende su una superficie di 15 ettari, coltivati a vigneti, oliveti e ortaggi, attorno alla vecchia casa colonica. Da sempre attenta alla natura e al contesto ambientale, Paterna coltiva le vigne in regine di agricoltura biologica fin dal 1985. I vitigni coltivati sono quelli tipici del territorio e per il recupero e la valorizzazione delle uve autoctone antiche a bacca rossa. I vini sono fedeli alla tradizione, schietti e sinceri. Il vino Toscana Rosso IGT “Vignanova” 2012 Paterna è un rosso importante, molto strutturato che matura in barrique per dodici mesi, viene poi imbottigliato dopo due anni dalla vendemmia. Un vino perfetto per chi ama i rossi intensi e complessi, di colore rosso rubino forte, al naso è complesso, con profumo di frutta rossa matura, piccoli frutti di bosco, note speziate e boisé, in bocca ha aromi profondi che spaziano dalla frutta alle note terziarie, il finale è lungo e persistente, 14 gradi un capolavoro da riportare a casa o da bere prima della partita. Un’altra bottiglia da trovare nella zona di Terranova è il Vin Santo del Chianti DOC, Conio di Campo di Monte, questo straordinario vinsanto è ottenuto da Malvasia bianca lunga di Montegonzi, appassita per 4 mesi, maturato 8 anni in caratelli di legno pregiato e tenuto un anno di affinamento in bottiglie. Di colore ambrato con riflessi violacei e profumo intenso di frutta secca e frutti maturi a polpa gialla con sentori super speziati, è da considerarsi un vino da meditazione e da riflessione comparabile ai migliori Sherry e Cognac francesi, nel 2019 è risultato il miglior vinsanto del mondo a Bruxelles, un vino dolce per volare in un altro pianeta e sognare la serie B ….prezzo 120 € la boccia. Per mangiare a Terranova io consiglio il Ristorante Macelleria Giaccherini, storica Macelleria griglieria nel cuore di Terranuova, una macelleria che dal giovedì alla domenica si trasforma in uno strepitoso ristorante, un’autentico santuario delle carni pregiate alla griglia, offre moltissime tipologie di carne e tantissimi tagli, famoso per le bistecche più buone di tutta la Toscana, carni di alto livello cotte alla perfezione, una chianina che si scioglie in bocca, è il regno della fiorentina, del filetto, della tagliata, della costata, dell’arrosto misto girato alla brace e tanto altro, carne veramente suprema, qui la vera e unica bistecca fiorentina di chianina, una mega ciccia da 2kg e mezzo, materia prima frollata, morbidissima, taglio perfetto e qualità degli ingredienti che ti rendono questa esperienza unica e indimenticabile.
Dopo aver fatto una memorabile scorpacciata di carne, tutti allo Stadio comunale Mario Matteini e Forza Arezzo vinci per noi!
a cura di Leo