La Storia siamo Noi – ALESSIO BIFINI

Alessio Bifini – Foto Tvedo web tv

“Sicuramente Lauro da lassù ci sta guardando” questo è la prima cosa che viene in mente ad Alessio Bifini, per tutti noi tifosi amaranto il Bifo, quando cominciamo a parlare della sua esperienza ad Arezzo.

Bifini è sempre il solito personaggio estroverso ed amichevole, ma rispetto al “driblomane istintivo” che abbiamo visto al Comunale, oggi è un uomo maturo, padre e marito, che da anni ha intrapreso la carriera di allenatore (con patentino UEFA A) con ottimi risultati, tanto che a giugno il suo Poggibonsi non è andato in serie D per un goal di differenza.

Adesso si tiene aggiornatissimo guardando partite “guardo il calcio anche di notte”, confrontandosi con compagni ed allenatori “sento molto spesso Serse”, aspettando la chiamata giusta per sfoggiare la famosa coda non in campo, ma in panchina.

“Giocavo nella nazionale alle Universiadi con Berrettini allenatore e Francesco Graziani, che stava allestendo la squadra, venne a vedere alcune partite ed in una di quelle a Chianciano ebbi la fortuna di segnare due goal; Graziani mi chiese se avessi voluto venire ad Arezzo, parlò con i miei genitori ed a luglio 1994 cominciai la mia avventura in Amaranto.”

“Ho vissuto ad Arezzo 3 anni fantastici, passando dai dilettanti al semiprofessionismo, in una città che aveva grande passione; l’anno della promozione venivano allo stadio migliaia di persone, la curva sud che all’epoca non era Curva Minghelli, perchè Lauro era con noi, era sempre piena. Arezzo è una piazza da serie B ed è stato eccezionale passare la mia gioventù con una tifoseria così”.

“Bifini era un giocatore istintivo, un driblomane, genio e sregolatezza che negli anni è cambiato ed ha maturato la propria esperienza calcistica, tanto che oggi sono un allenatore. Mi ricordo che i vari Coppola, Chiodini e Cosmi mi dicevano che poi con la “vecchiaia” avrei cambiato il mio modo di vedere il calcio ed infatti così è stato. Del giocatore istintivo mi sono rimasti solo i capelli lunghi!!”

““Avrei potuto rendere di più, ma quando sei giovane e “matto” spesso non ti rendi conto delle tue potenzialità e vivendo la vita a 360 gradi, non riesci a sfruttare tutte le doti che madre natura ti ha dato, ma il calcio è la mia vita; poi, te ne accorgi a 40 anni, con moglie e figlio accanto ed infatti, come detto, adesso faccio l’allenatore, ho il patentino Uefa A – potrei allenare anche l’Arezzo – seguo il calcio anche di notte per essere sempre aggiornato.”

“Sono sempre stato impiegato come mezza punta o seconda punta. Gli attaccanti che giocavano come me hanno sempre usufruito dei miei assist e delle mie giocate; certamente quando avevo palla tra i piedi mi divertivo a provare numeri funambolici.”

“Le mie stagioni ad Arezzo sono state tra i periodi più belli della mia vita, perchè ero giovanissimo, stavo crescendo, la piazza rispondeva con passione e vincemmo un grande campionato con un gruppo stupendo. Arezzo l’ho vissuta in maniera pesante e me la sento dentro. È stato bellissimo”

“Il ricordo più bello di Arezzo è stato il calore dei tifosi. Quando la curva sud mi cantava “Maradona chi è? Maradona chi è? C’è Bifini che è meglio di te!!” era una cosa indescrivibile; ancora a distanza di 25 anni mi viene sempre in mente il ritornello. Immagina che quando ci fu l’amichevole con la Fiorentina, i tifosi mi indicavano come il Rui Costa dell’Arezzo. Come si fa a non essere innamorati di questo popolo?. Sono ricordi fantastici”.

“Il goal più bello che ho segnato con la maglia amaranto è legato ad un Arezzo – Chianciano (14 gennaio 1996 – finita 4 a 1); segnai un gran goal, dribblando il portiere e l’allenatore avversario, Galasso, entrò in campo e mi strinse la mano; capitava e capita raramente di vedere gesti del genere nei campi di calcio.”

“Lasciai Arezzo perchè ci fu una piccola incomprensione con Serse – che oggi è uno dei miei migliori amici -, poi andai a vincere il campionato a Sanremo e l’anno dopo passai all’Albinoleffe consacrandomi come giocatore di serie C. Ma senza Arezzo nulla di questo ci sarebbe stato”.

“Sono stato sempre legato a Serse, un mister eccezionale, ma in quegli anni c’erano, Battistini, Semplici, (poi Nofri) tutti ragazzi che sono diventati allenatori e che insieme a Mosconi, Martinetti, Mattoni, formavano un gruppo veramente tosto. Poi avere un Campione del Mondo come Ciccio Graziani che era Presidente e che si divertiva a giocare a calcio tennis con noi, era veramente qualcosa di impareggiabile. Eravamo in Serie D, ma pareva di stare in B”.

“ E poi c’era Lauro e non c’è niente da aggiungere. Da lassù sono sicuro che ci guarda, anche perchè quel gruppo era una famiglia e Lauro era e sarà sempre uno di noi!! Ho mantenuto ottimi rapporti con tutti i miei ex compagni anche perchè per carattere sono estroverso e mi sento spesso con molti.”

“Seguo sempre con attenzione i risultati dell’Arezzo e sono stato anche allo stadio di Grosseto a vedere gli amaranto con la Pianese. Ritengo che l’Arezzo attuale abbia ampi margini di miglioramento anche perchè ha giocatori importanti e Di Donato è un allenatore preparato, ma giovane che ha bisogno di tempo e, pertanto, i tifosi devono avere pazienza. Capisco che Arezzo sia una piazza importante, ma bisogna dare tempo al mister.”

“Ho fatto un video – in quella circostanza si ricordavano i 20 anni dalla promozione del 1996 – nel quale dicevo che un giorno io e l’Arezzo ci saremmo incontrati di nuovo. Le vie del calcio sono infinite”.

Il Bifo adesso è un uomo, rispetto al ragazzo che 25 anni fa venne ad Arezzo dalle giovanili della Fiorentina; come ha più volte ribadito la persona è maturata e cambiata, ma nel suo cuore rimane sempre forte l’amore per Arezzo e per l’Arezzo. Hai ragione, grande Bifo, un giorno ci rincontreremo; noi tifosi amaranto saremo sempre qui, pronti ad accoglierti con la nostra eccezionale passione!!

a cura di Ferrero