La Storia siamo Noi – SILVANO FLABOREA

Meroi e Flaborea – Arezzo 1966/67 – Foto da futursoccer.it

Silvano Flaborea, detto “Flabo”, (142 presenze e 47 goal in amaranto) è un personaggio con il quale, noi amanti del pallone parleremmo per giorni interi in quanto ad 82 anni di calcio ne ha visto a tonnellate.

“Nel 1992 ero in Ecuador a visionare giocatori in un torneo preolimpico, quando rimasi colpito da un neretto che correva come il vento ed aveva un estro spaventoso. Chiamai subito Pastorello (Dg del Parma) e gli dissi di preparare due miliardi per comprare il giocatore. “Ma sito briaco??” “Compriamolo perchè farà la nostra fortuna” ed infatti quel neretto fece divertire molto i tifosi parmigiani: era Faustino Asprilla”. Mario Cecchi Gori mi voleva portare alla Fiorentina, ma Pastorello ribadiva sempre “Flaborea ha un contratto a vita con Noi”. Ho lavorato 15 anni al Parma, al Perugia, poi al Bologna, all’Udinese, al Milan e mi sono sempre divertito; ho visionato migliaia di calciatori in Europa, in Africa, in Sudamerica (dove è stato uno dei più grandi osservatori), in Asia, mi manca solo l’Australia.”

“Sono stato anche premiato a Montecarlo e penso di essermi meritato qualcosa nel mondo del pallone, anche perchè i premi non li danno a tutti. “Come osservatore mi pare anche di averci preso talvolta; le faccio qualche nome e poi mi dica se li conosce: Juan Sebastian Veron, Hernan Crespo, Roberto Fabian Ayala, Matias Almeyda, tanto per citarne qualcuno.”

Quando è arrivato ad Arezzo?

“Sono arrivato ad Arezzo nel 1959 a 21 anni, proveniente dal Portogruaro; all’epoca era difficile conoscere i giocatori, ma Guerrino Zampolin, segretario dell’Arezzo e friuliano di origine, era sempre molto attento ai campionati del Triveneto e gli avevano segnalato questo giocatore funambolico che si impegnava, lottava, correva e segnava. E così mi portò ad Arezzo.

Quale fu l’impatto con la tifoseria e la città?

Il primo anno ho giocato allo stadio Mancini e per me giocare ad Arezzo era un vanto enorme, perchè i tifosi mi esaltavano e mi volevano bene. Tutti mi riconoscevano una grande voglia, un enorme attaccamento alla maglia e, poi, io non mollavo mai e vivevo per il goal. La maglia amaranto mi spronava. Quando poi sono tornato (1963) giocavamo al Comunale, lo stadio era sempre stracolmo e, poi, vincemmo il campionato e fu l’apoteosi.

“Ci tengo a precisare e ribadire che noi siamo stati i primi nella storia dell’Arezzo a vincere il campionato di C e ad andare in B. Questo risultato è immortale!

“Arezzo è una città che ho nel cuore. Sono sempre stato in giro per il mondo, ma Arezzo è stata sempre la mia casa, tanto che qui mi sono sposato, qui sono nati e cresciuti i miei figli e qui tuttora vivo.”

Che tipo di giocatore era ed in che ruolo giocava ad Arezzo?

“ Sono nato come fantasista, anche se al tempo i giocatori come molto estro li mettevano sull’ala ed infatti mi spostavano su entrambe le fasce. A me piaceva attaccare la porta e segnare, tanto che in 5 anni di Arezzo ho segnato 47 goal (è il quinto marcatore della storia dell’Arezzo).

Allenatore con cui ha più legato?

Ho avuto sempre un ottimo rapporto con tutti gli allenatori anche perchè avevo dentro di me la disciplina del lavoro, una grande educazione ed un enorme rispetto per l’allenatore. Bisogna capire che senza queste doti, puoi anche avere un grandissimo talento, ma è difficile che si possa arrivare a buoni risultati. Appena arrivato ad Arezzo, il mio primo mister fu Manlio Bacigalupo, fratello di Valerio Bacigalupo, portiere del Grande Torino scomparso a Superga. Facemmo un buon campionato, ma poi io venni ceduto. Nel 1963 sono tornato ed ho stretto un grande rapporto umano e personale con Cesare Meucci, che era una bravissima persona ed è stato molto importante per la mia crescita in questo sport. Purtroppo Meucci, che aveva portato l’anno prima l’Arezzo in B, non riuscì a guidare il gruppo nel campionato cadetto (Meucci ha vinto 5 campionati di C, ma ha sempre avuto scarsissima fortuna B) e venne sostituito da Roberto Lerici – che Flaborea chiama maestro avendo vinto un Seminatore D’Oro nel 1961 – che era un vero e proprio insegnante di tattica calcistica. 

Compagno di squadra con cui ha più legato?

A me sono sempre piaciuti i giocatori tecnici che amassero giocare al calcio, sapessero divertirsi e far divertire. Su tutti non posso non citare il grandissimo Innocente Meroi, friuliano doc come me, con cui ho giocato e mi sono divertito ad Arezzo per 4 anni. Devo dire di essermi trovato molto bene anche con Benvenuto in B perchè sapeva trattare la palla, aveva sempre l’idea giusta ed era un piacere fraseggiare con lui davanti; così come non posso non parlare benissimo di Enzo Ferrari che aveva grandi doti. L’anno della prima serie B (1966-67) avevamo un attacco esplosivo Meroi, io, Ferrari e Benvenuto, ma prendevamo troppi goal, ed infatti siamo malamente retrocessi.

Partita più importante e goal più significativo?

La partita di Carpi (15 maggio 1966 – promozione in B) non me la potrò mai scordare con quei 2500 aretini al seguito. Personalmente sono legato a due partite. Il 20 febbraio 1966 abbiamo espugnato Terni con un mio goal e sono 54 anni anni che, purtroppo, regge questo primato e poi sono legato alla partita Varese-Arezzo del campionato di B 1966-67 (8 gennaio 1967), finita 1-1. Mi arriva palla al limite dell’area, senza farla toccare in terra supero con un pallonetto – ora si dice sombrero – Maroso (terzino sx), mi si fa incontro il marcatore e lo supero, senza far toccare terra al pallone, con un altro pallonetto, poi esce il portiere Da Pozzo e lo infilo con un altro pallonetto. È stato un goal clamoroso con tre pallonetti consecutivi senza che la palla toccasse terra! La domenica seguente ci fu al Comunale Arezzo- Samp, ed il mister dei doriani il dott. Fuffo Bernardini (nota: mi piace ricordare che Pozzo non convocò Bernardini ai mondiali del 1934 perchè gli disse che essendo troppo intelligente i compagni non lo avrebbero capito), che era grande amico di Lerici, ma chiese di conoscere Flaborea perchè voleva congratularsi per quel goal di cui parlavano tutti.

Arezzo 1965-66 – Promossa in serie B – Foto da futursoccer.it

Hai avuto la possibilità di andare in serie A?

Durante le mie stagioni ad Arezzo più volte la Roma mi aveva chiesto al grande Presidente Golia, ma lui non mi aveva mai voluto vendere; tutte queste cose le ho sapute dopo perchè, come di certo sapete, all’epoca i giocatori non mettevano mai bocca nelle trattative e dovevano solo pensare ad allenarsi ed a giocare. Poi dopo la vittoria del campionato di B (1967-68) a Verona, con Nils Liedholm allenatore, sarei voluto rimanere in A, ma mi cedettero alla Reggiana.

Perchè è andato via e poi è tornato ?

Nel 1960 sono stato venduto al Como per molti soldi, ma il mio amico Zampolin mi stava sempre dietro e mi riprese quanto venni poi ceduto alla Civitanovese. A Civitanova Marche il presidente della squadra lavorava nelle pelli e Gustavo Soldini, dirigente dell’Arezzo ed industriale delle calzature nell’aretino, in cambio di rapporti commerciali con il presidente marchigiano, si adoperò per farmi tornare. Ero un giocatore più maturo ed, infatti, le mie quattro stagioni consecutive ad Arezzo furono molto positive. Poi, nel 1967 retrocedemmo dalla B e la società preferì cedermi al Verona in B.

Ha avuto la possibilità di tornare da dirigente?

“Ho deciso di rimanere a vivere ad Arezzo e sarei tornato volentieri come dirigente, ma ho trovato ostacoli che non mi hanno fatto avvicinare alla società. In un paio di occasioni ho provato anche rilevare la società con alcuni investitori che mi avrebbero fatto fare il direttore generale, ma poi non è andata in porto. Mi dispiace perchè mi sarebbe piaciuto portare la mia esperienza, nella città che mi ha adottato e che io porto nel cuore.”

Come vede l’Arezzo attuale?

“Ovviamente la seguo da tifoso, informandomi dei risultati e leggendo le partite, ma allo stadio non vengo da anni, sia per i miei impegni fuori città – ha lavorato al milan fino a poco tempo fa – sia perchè da quando è tornato Pieroni come dirigente, preferisco stare lontano dall’Arezzo, perchè non ho buoni rapporti con lui, in quanto ad Ancona, quando lui era presidente ed io capo degli osservatori, abbiamo avuto qualche screzio. Comunque avrei anche poco tempo per seguire dal vivo gli amaranto perchè non mi voglio fermare neanche ad 82 anni; immagini che pochi mesi fa stavo per rilevare la Samp!! “

Mentre sto finendo la chiacchierata con Flaborea mi accorgo di aver parlato con un’enciclopedia del calcio perchè lo vive da oltre 60 anni; ha giocato per quasi due decenni, ha allenato per 10 anni – ha conseguito la laurea al supercorso di Coverciano con Sacchi, Zeman, Mondonico, Guerini ed Agroppi – ha viaggiato il mondo alla ricerca di talenti oltre 20 anni ed ancora ad 82 anni ha una voglia ed una grinta invidiabili. Anche lui, da friuliano doc come Micelli qualche mese, più volte ha parlato di abnegazione, passione, educazione, attaccamento, quasi come se fossero dei valori che oggi stanno scomparendo. Alla prossima avventura nel calcio Flabo!!

a cura di David Bondi alias Ferrero